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Ospite x Lingua Clara

Usu latinae linguae verba nova et insolita explicare. Ovvero spiegare cose nuove con parole vecchissime…Lingua Clara si inserisce nella cornice di ATB Associazione Culturale con la volontà di mostrare le potenzialità di una lingua, considerata ormai obsoleta, ma che si dimostra invece contemporanea e viva. Non si propone di usare il latino che avrebbe utilizzato Cicerone, ma sfrutta, piuttosto, la struttura e i termini, anche quelli insoliti, del latino con l’obiettivo di intessere un gioco tra chi scrive e chi legge: quello di capirsi attraverso parole lontane, evocative, insolite, che nella loro verità eterna palesano un significato immediatamente chiaro. Non serve conoscere il latino per capire il significato di questo latinorum!


Ospite: Homo notus aut ignotus, qui breviter sub tuo tecto vivit





Curiosità


Nell’antica Grecia l’ospitalità era un valore importantissimo capace di segnare per sempre il destino di due stirpi legandole l’una all’altra in maniera indissolubile. Nell’Iliade, durante la guerra di Troia, gli eroici avversari Glauco e Diomede si scontrano nella mischia e, dopo aver compreso che i loro antenati erano stati l’uno ospite dell’altro, cessano ogni ostilità . Allora i guerrieri si scambiano le armature, nonostante una fosse in oro e l’altra in semplice bronzo, al fine di rinnovare questo importante rapporto, per poi riprendere a combattere con i rispettivi avversari.

Ma perché era così importante l’ospitalità?

Questa forma di accoglienza chiamata ξενία [csenìa] era ritenuta sacra per via di una credenza diffusa nel mondo antico: l’idea che una divinità si aggirasse, con umili vesti, nel mondo degli uomini e ne mettesse alla prova l’umanità. Chi ospitava il dio celato sotto le vesti del povero straniero, offrendogli calore e ristoro secondo le proprie possibilità e mostrandogli rispetto nonostante l’aspetto dimesso, avrebbe ricevuto benefici e buona sorte. Al contrario, chi l’avesse scacciato pronunciando parole di scherno avrebbe rischiato sciagure e malefici. Nausicaa infatti sgrida le ancelle che scappano alla vista di un Odisseo sofferente e in difficoltà: non si deve contravvenire al soccorso di uno straniero o si incorrerà nella vendetta degli déi. Il ciclope Polifemo invece, che imprigiona e uccide gli uomini dell’eroe, subisce l’amara sorte di perdere l’unico occhio che ha per via della propria malvagità.

Un pensiero dunque al presente, alla pretesa che ogni male venga dallo sconosciuto e alla convinzione che il diverso diventi un grosso problema per il nostro Paese. Il differente da noi costituisce, se accolto, una ricchezza. Non serve quindi farsi accecare dall’ira come Polifemo o fare politica come Pericle... le differenze ci sono sempre state e ci saranno sempre; ognuno ha il diritto di cercare di costruirsi la vita migliore che può.


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