[lingua chiara/lingua famosa]
Usu latinae linguae verba nova et insolita explicare.
Ovvero spiegare cose nuove con parole vecchissime…
Lingua Clara è una provocazione: l’inglese è davvero l’unica lingua efficace nella comunicazione artistico-culturale contemporanea? Abbiamo forse altri strumenti linguistici caduti in disuso per presentare il bello, l’impegnato, il conturbante? E se usassimo il latino?
Il progetto si inserisce nella cornice di ATB Associazione Culturale con la volontà di mostrare le potenzialità di una lingua, considerata ormai obsoleta, ma che si dimostra invece contemporanea e viva, in quanto la sua morfosintassi è la solida struttura che regola l’italiano e le lingue romanze. Il latino si è storicamente evoluto nell’italiano di oggi, mutando per esempio nella pronuncia delle parole e nell’imporsi di convenzioni parlate piuttosto che scritte. Lingua Clara non si propone di usare il latino che avrebbe utilizzato Cicerone! Sfrutta, piuttosto, la struttura e i termini, anche quelli insoliti, di una lingua ritenuta morta, per comunicare. Usa quindi la forma, la base del latino, ma opera delle preferenze nella scelta dei termini, privilegiando quelli più simili ai corrispettivi italiani con l’obiettivo di intessere un gioco tra chi scrive e chi legge: quello di capirsi attraverso parole lontane, evocative, insolite, che nella loro verità eterna palesano un significato immediatamente chiaro. Non serve conoscere il latino per capire il significato di questo latinorum!
Chiara è anche l’autrice che, con giochi di parole, a partire dal nome della rubrica, si propone di aprire scorci sull’universo artistico-culturale odierno, con lo sguardo ironico di una classicista abituata a sentirsi ripetere che il latino non serve più a nulla, se non nel mondo accademico, in una cerchia ristretta di specialisti. Chiara vuole invece essere comprensibile a tutti e intrattenere con leggerezza.
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