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Clima X Lingua Clara

Usu latinae linguae verba nova et insolita explicare.



Ovvero spiegare cose nuove con parole vecchissime…



Lingua Clara si inserisce nella cornice di ATB Associazione Culturale con la volontà di mostrare le potenzialità di una lingua, considerata ormai obsoleta, ma che si dimostra invece contemporanea e viva. Non si propone di usare il latino che avrebbe utilizzato Cicerone, ma sfrutta, piuttosto, la struttura e i termini, anche quelli insoliti, del latino con l’obiettivo di intessere un gioco tra chi scrive e chi legge: quello di capirsi attraverso parole lontane, evocative, insolite, che nella loro verità eterna palesano un significato immediatamente chiaro. Non serve conoscere il latino per capire il significato di questo latinorum!



Clima: Si sol, nubes vel pluvia soliti sunt, si frigus vel calidus apparent.


Curiosità


Che il clima influenzi l’uomo non solo nelle sue manifestazioni culturali è evidente: dalla disponibilità di materiali alla rappresentazione delle luci e dei colori, allo stile di vita più o meno rigido, l’ambiente in cui si vive plasma non solo la quotidianità ma anche la mente umana. Anche l’architettura di un luogo e la sua attenta pianificazione possono risollevare dal declino le periferie, così come la trascuratezza trascina inesorabilmente in basso anche i centri più belli. Come una finestra rotta può favorire atti vandalici*, la buona gestione del territorio urbano può ridurne la criminalità.

Siamo poi creature selvagge, amiamo la natura e i suoi eventi atmosferici in maniera viscerale e antica, la ripercorriamo con lo sguardo e col pensiero come Monet con le ninfee nello stagno, restiamo assorbiti di fronte ad un dipinto di Friedrich, assordati dal rumore di un naufragio nei mari del nord. Forse ci sfiora il pensiero: come può una pennellata gridare con tanta forza? Come posso sentire lo scricchiolio del ghiaccio, il fischio del vento, lo sciabordare delle onde? Il ritmo della terra ci fa girare la testa, così come il suo silenzio ci rapisce.

Saranno i colori. Allora li spegniamo. Ci addentriamo in un campo in bianco e nero, in una foto della Dark Series di Massimo Divenuto. Passeggiamo. Sentiamo il sole, implacabile. Il vento. L’aria di montagna. Ci sono suoni lontani.

Saranno allora i dettagli, la definizione… Passano i mesi e siamo in una galleria d'arte, da qualche parte, di fronte a una campagna inglese di Turner. Sta sorgendo il sole, s’ode il canto di un gallo, lo scrosciare di un ruscello. Ma è tutto confuso, lontano, come se lo vedessimo con occhi assonnati e stanchi, forse appena svegli, non mettiamo a fuoco. Non c’è neanche la linea, il contorno, gli alberi sfumano, s’assorbono nella terra, l’acqua spruzza, schizza ovunque, vaporizza.

Abbiamo creato divinità e leggende sbirciando il bagliore dei fulmini, porgendo il viso al vento perché ci affascina il mondo. Così lo blocchiamo, imprigionandolo in queste finestre magiche, in cui ci affacciamo e che ci fanno viaggiare. Ci perdiamo, occhi senza corpi, di fronte alla bellezza di un vulcano, la grazia pacata della campagna, la furia dell’oceano. Poi, risputati fuori, nelle nostre scarpe, in stanze labirintiche piene di porte finte, ci chiediamo mai come stia questo mondo? Ci sentiamo circondati dal cemento? Addomesticati dai sacchetti di plastica? Stiamo respirando fino all’ultimo albero.

Posthuman breathing from the last Tree on Earth, Vladimir De Thézier - scultura - 2016

*La teoria delle finestre rotte è una teoria criminologica sulla capacità del disordine urbano e del vandalismo di generare criminalità aggiuntiva e comportamenti anti-sociali. [da Wikipedia] Secondo questo postulato se una casa ha una finestra rotta e questa non viene riparata, più facilmente genererà nei passanti l’impulso a distruggerne altre.

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