Forse definire il libro d’artista come opera d’arte è riduttivo perché non è solo un manufatto, può essere centinaia di manufatti diversi, come una Babele, può contenere significati diversi, può essere vista in modi diversi non solo per la struttura o per l’eterogeneità dei materiali narrativi impiegati, ma anche, e soprattutto, per l’intento epico insito nel libro d’artista: raccontare, in una singola opera ogni altra propria possibile opera passata e futura.
Ma procediamo con ordine, non ho mai fatto un esplicito excursus storico e bisogna ben che colmi questa mancanza. Come potrei altrimenti a sostenere l’idea che letteratura ergodica è un’evoluzione del libro d’artista? E si, perché anche se qui non si parla di letteratura ergodica, il libro d’artista porta proprio lì.
Partiamo dalle origini, della forma del libro d’artista, quella che William e Catherine Blake nella seconda metà del Settecento diedero alle loro “Canzoni dell'Innocenza e dell'Esperienza: rappresentazione dei Due Stati Contrari dell'Anima Umana”, la cui fusione di testi scritti, illustrati, stampati, colorati e rilegati, trasforma il libro in un’opera mai vista fatta di parti vivide dialoganti tra loro senza precedenti evidenti. Quest’opera, pur non essendo un vero e proprio libro d’artista, pone le basi per lo sviluppo futuro coniugando elementi chiave per il libro d’artista come l’autoedizione e l’autodistribuzione di concerto con l’integrazione di testo, forma e immagine.
Dai Blake passiamo all’inizio del secolo scorso con le Avanguardie storiche. Dei futuristi (di cui comunque mi occuperò) ho parlato già, magari non tanto ampiamente come avrei voluto, ma alcuni aspetti rivoluzionari e “futuribili” sono stati trattati nel mio libro “Le Follie di Fillia” – AtbEdizioni – Torino – 2019. Qui vorrei occuparmi del radicalismo di vari gruppi di artisti visuali che, alla vigilia della prima guerra mondiale, spostarono la loro attenzione su opuscoli, manifesti, cartelloni e libri: in parte come veicolo pubblicitario per le proprie opere all’interno di un mondo sempre più dominato dalla stampa (un po’ come accade oggi in un mondo sempre più dominato dalla virtualità) ma anche come strategia per aggirare i sistemi tradizionali di esposizione galleristica, diffondere idee e creare opere economicamente convenienti che potessero - in teoria - essere viste da persone che non frequentavano le gallerie d'arte (un po’ come accade oggi in un mondo in cui le gallerie virtuali e instagram competono con le gallerie d’arte tradizionali). Manco a dirlo, protagonisti di questa tendenza furono… I Futuristi italiani con F.T. Marinettti in testa: dalla pubblicazione del Manifesto futurista su “Le Figaro” – 1909 – alla recente realizzazione del manifesto pubblicitario affisso su un muro a Leiden (Olanda) con la sua poesia Zang tunb tumb che utilizza “parole in libertà” a caratteri tipografici di varie dimensioni e impiego di grassetti e corsivi. Tutto grazie alla fama che la diffusione degli opuscoli e libri d’artista diedero all’Avanguardia Futurista nel vecchio continente. BLAST, la rivista letteraria londinese di W. Lewis e Ezra Pound (Make it new), il movimento Vorticista1, quello Modernista, il Divisionismo, il Costruttivismo, l’Astrattismo, le Avanguardie russe, il Dada, il Surrealismo, il Postmodernismo, la Pop art, Fluxus, Multiprication, Arte concettuale, Ergodica, movimenti culturali non solo artistici o letterari che si strutturarono, si differenziarono e si affermarono grazie all’impulso dato loro dalla circolazione importante di idee dovuta alla diffusione degli opuscoli e libri d’artista2.
Il libro d’artista si è dimostrato determinante nello sviluppo contemporaneo dell’arte portando numerosi artisti nel mondo ad utilizzare proprio il libro d’artista come pratica principale nella loro produzione artistica3 e con l’ampliarsi della forma molti elementi originali distintivi sono andati persi oppure offuscati o trasformati (qui ritorna l’ergodica)4 dando vita a nuovi concetti come il dialogo tra poesia e pittura o poesia e fotografia iniziato dal francese Daniel Leuwers ne “Les livres pauvres”. Ma sono gli anni Settanta del Novecento che vedono la divulgazione del libro d’artista come corrente artistica a se stante con propri apprezzamenti critici, mostre, e riconoscimenti, studi, insegnamenti, collezioni, dibattiti, cataloghi, negli Stati Uniti, a New York soprattutto dove si è spostata la cultura contemporanea sempre più spesso in fuga dalla vecchia Europa un po’ acciaccata e sempre meno propositiva.
È imbarazzante la pochezza di testi critici e di pubblicazioni dedicate a questa forma espressiva da parte degli intellettuali de nostro continente, come imbarazzante è la pochezza dei dibattiti su questa forma d’arte che tanto ha in comune con la letteratura. Noi abbiamo avviato una discussione sulle trasformazioni del libro d’artista che, nonostante la storia secolare, ha ancora pochi estimatori e conoscitori. Ancor meno ci si interroga sui mutamenti, sulle trasfigurazioni che il libro d’artista ha attraversato nel nuovo millennio. Noi pensiamo che la letteratura ergodica (ergo..chè?) sia una mutazione del libro d’artista per questo stiamo dedicando tempo, risorse e passione nella diffusione di testi, opere, scrittori, artisti. Mi è capitato di entrare in una libreria (dopo il Covid, con la mascherina, non vi descrivo il caldo e il fastidio) e discorrere con il libraio sulla letteratura ergodica - della quale per inciso non conosceva neanche l’esistenza – e di partecipare a vernissage di artisti che avevano esposto libri d’artista senza neanche saperlo.
Riteniamo necessario quindi occuparci sul blog, sulla rivista, e in ogni sede opportuna (come fece Marinetti nel 1909) di questa bistrattata forma artistica e letteraria anche perché ritengo che sia intrigante e intellettualmente stimolante discorrere di un libro che si fa arte con vita indipendente rispetto al medium standard da cui è veicolata, cioè il quadro e l’arte si fa letteratura con vita indipendente rispetto al medium da cui è veicolata, cioè il libro.
1 Il termine Vorticismo è stato coniato da Ezra Pound, assieme a Wyndham Lewis fondatore della rivista BLAST: a review of the Great English Vortex", desumendolo da un'affermazione di Umberto Boccioni, che definiva l'arte come risultato finale di un vortice di emozioni: in realtà esso ha molti punti di contatto con la poetica di Hugo von Hoffmansthal o di quella futurista, oltre che con quella cubista, entrambe interessate alla possibilità di inserire nella bidimensione della tela l'effetto dinamico l'una del movimento nello spazio, l'altra del movimento indotto dal trascorrere del tempo. Non vi sono dubbi, infatti, sulle aspirazioni dinamico-plastiche del Vorticismo, i cui germi sono facilmente rintracciabili nelle operazioni analitico-compositive del Cubismo, nell'astrattismo spiritualistico di Der Blaue Reiter, nelle istanze moderniste del Futurismo, configurando questa corrente come la risposta inglese alle tendenze artistiche del continente, dove tutti i fenomeni culturali avanguardisti presentano sempre una maggior omogeneità per le maggiori possibilità di osmosi.
2 Libri d’artista come Zangezi (сверхповесть) 1922 di V. Chlebnikov scritto parzialmente in una lingua inventata come inventate sono le lingue di Arda, la Terra di Mezzo di Tolkien (ancora l’ergodica?) o come quelli del Gruppo Gileia che sfidavano ogni ipotesi di produzione ortodossa di libro sperimentando con forma, struttura, materiali e contenuti che sembrano tuttora attuali utilizzando testi scritti a mano e integrati con elementi espressivi in litografia e collage, con carta da parati con metodi di stampa tra cui copia carbone e poligrafi, metodi di rilegatura che comprendevano la sequenza casuale di pagine, assicurando quindi che nessun libro avesse lo stesso significato contestuale.
3 Weiner, Nauman, LeWitt, Kosuth, Kozlowski che nel 1972 prende una sezione di Critica della ragion pura di Kant e ne rimuove l’intero testo lasciando solo la punteggiatura.
4 Cy Twombly e Anselm Kiefer producono regolarmente libri artigianali unique, fatti a mano in una reazione deliberata contro le piccole edizioni di massa prodotte dalle generazioni precedenti.
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