“Fotografare è riconoscere forme che esprimono un significato. È mettere sulla stessa linea di mira la testa, l'occhio e il cuore. È un modo di vivere…” Questa la frase di Henri Cartier-Bressonche ispira la rassegna fotografica e letteraria Pholio c/o spazio espositivo ATB Associazione Culturale via Riccardo Sineo, 10 – Torino. Numerosi artisti fotografi e scrittori si impegneranno per cinque settimane in mostre, percorsi espositivi e presentazioni letterarie come parte integrante del progetto #’ContaMiNazione, la proposta culturale di ATB per il 2021, che rispecchia pienamente il percorsoblended di esibizioni artistiche internazionali che l’Associazione intende perseguire al fine di proporre, attraverso la propria modalità espositiva, una brand awarenessnuova e attuale. Lasciate le ambiguità indecifrabili e oscure dell’Anima, Pholio indagala rappresentazione della nostra realtà o surrealtà contemporanea. Il distopico, preconizzato con inquietante lucidità da George Orwell in gran parte delle sue opere maggiori, sembra ormai far parte della nostra quotidianità rappresentativa quasi di uno stato di cose che prefigurano situazioni, sviluppi futuri possibili, assetti politico-sociali ed economici altamente negativi. Samuel Dossi e Marta De Lorenzis ricercano nel loro progetto “Ritratti scomposti”le discrepanze tra la percezione della realtà e la sua vera natura; tra la vera essenza delle cose e la mera superficialità di esse. Lo fanno attraverso il loro stile Surreale apparentemente scanzonato, ma profondo e graffiante con una dualità inscritta in ogni loro scatto che raccoglie ogni aspetto della concettualità sottesa al progetto. I volti rappresentati sono reali ma anche surreali, sono riconoscibili ma anche indistinguibili, sono scomposti ma anche composti. Rappresentano la sostanza multiforme e variegata dell’Umano che conduce, fondendosi, allo stile più cupo e dissenziente di Faé A. Djéraba. L’artista franco-tunisina con l’italianità nel cuore, da sempre impegnata in prima linea nella denuncia contro ogni tipo di violenza, ci coinvolge all’interno di un mondo che sembra aver smarrito la ragione. Un mondo del tutto reale ma che ci coglie impreparati e increduli di fronte ai suoi toni inquietanti e cupi. Le parole, le immagini, i concetti espressi in questo progetto nato da un febbrile lavoro durato cinquantasei ore consecutive, sull’onda lunga delle notizie d’attualità, conducono verso un’utopia negativa che culmina e colpisce dritto al cuore con la “Taleban Sauce”. Dall’essenza profonda delle cose alla surreale manifestazione di esse, Samuel, Marta e Faé costruiscono un percorso espositivo che invita a porsi domande importanti sul senso profondo della vita. Ma come in “L’amore ai tempi del colera” di Gabriel García Márquezgli artisti ci invitano alla perseveranza e a un’incrollabile resilienza nei confronti di questa distopia, fino a un’inattesa e forse quasi incredibilmente felice conclusione. Un finale aperto e a tratti scanzonato, lontano dall’inquietudineci volessero anche “… cinquantun anni, nove mesi e quattro giorni”, il tempo “minimo” in cui Fiorentino Ariza ha perseverato nel suo amore. Gli artisti saranno accostati visivamente e tematicamente alle opere dell’artista statunitense Hally Pancer.
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