CLG – Le ferite di Mariella Bogliacino – Le “ferite” che vediamo quasi aprire i muri in una voragine sono come uno zoom sopra la lacerazione della pelle. Attraverso l’obiettivo il dettaglio si fa gigantesco e minaccioso. La stessa materia da cui ci siamo formati pare in procinto di inglobarci. In questo modo le opere ci mettono a confronto con le colpe che condividiamo in quanto responsabili, volendo parafrasare Sartre, non solo delle nostre scelte, ma, in quanto uomini, di tutto ciò che l’umano produce. La pittura “spessa” di Mariella Bogliacino assume il valore di una confessione per l’osservatore: guarda cosa il male produce, e tu che cosa hai fatto? Le opere invadono lo spazio, ne prendono possesso e conseguentemente invadono le coscienze in quello spazio vaganti.
Sebbene siano presenti anche accenni di figurativo, la poetica dell’artista raggiunge la massima potenza quando si libera delle immagini visibili, per lasciare spazio a quelle che non vorremmo vedere: il sangue da cui distogliamo lo sguardo, in quanto ci ricorda che siamo anche noi composti di materia, e ogni oltraggio a questa inevitabilmente si ripercuoterà sul nostro tentativo di trascendenza, di sentirci angeli senza renderci conto della morte che ci circonda
Riccardo Bordin, dicembre 2022
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