ATB ASSOCIAZIONE CULTURALE

27 nov 20209 min

Ciò che scorgo...

Aggiornato il: 30 nov 2020

Opera di Silvano Bruscella

In queste settimane di lockdown ho avuto il tempo di leggere di tutto.

Mi sono fatto un’idea piuttosto precisa di questo difficile periodo dominato dalla paura e da una contrapposizione tra le persone che di sano non ha proprio nulla.

Ho capito che l’italica società è profondamente divisa: da una parte coloro che, per paura o filantropia, credono che il virus sia la peggior iattura di sempre almeno pari alla “Spagnola” di un secolo fa se non simile alla “Peste nera” manzoniana o boccaccesca; dall’altra coloro che, per indifferenza o eroismo, credono che le malattie semplicemente esistono, che le persone si ammalano e talvolta, anche, muoiono.

Le due fazioni sono sapientemente fomentate da organi di stampa ufficiali e non, che sempre più spesso non informano impegnati come sono a far proseliti dogmaticamente asserviti. E questo non solo nel nostro Belpaese, ma in tutto il mondo “occidentale”.

Sarei davvero lieto se questa mia analisi fosse lo sprone per portare le persone ad esercitare il proprio spirito critico.

Vado velocemente ai punti che intendo analizzare.

  1. La mia idea piuttosto precisa di questo difficile periodo dominato dalla paura e da una contrapposizione tra le persone che di sano non ha proprio nulla è che la confusione regna sovrana. Da quello che leggo su “Il sole 24 ore” - qui il link Coronavirus in Italia, i dati e la mappa (ilsole24ore.com) - i contagiati ogni giorno aumentano anche se, fortunata-mente, moltissimi sono asintomatici con carica virale bassissima, aumentano le guarigioni e le dimissioni dagli ospedali, i tamponi effettuati ogni giorno aumentano e i positivi diminuiscono come diminuiscono i ricoverati e gli isolati presso il proprio domicilio.
     
    Non mancano però le cattive notizie che riguardano essenzialmente il numero dei morti e delle terapie intensive in aumento. Ecco, ovviamente i giornali devono dare risalto alle notizie e quelle brutte, di solito, fanno vendere di più. Quindi perché non approfittarne dipingendo tutto a tinte fosche e rimestando nel torbido? Assistiamo quindi giornalmente alla parata quasi grottesca di titoli allarmistici nelle prime pagine di parecchi quotidiani che relegano le notizie confortanti in trafiletti trascurabili. Se questo sia etico o deontologicamente corretto, lo lascio al vostro giudizio. Stiamo annaspando nel mare del dubbio e della confusione, ne sono sempre più conscio, anche perché è sempre più difficile fare raffronti e arrivare alla verità. Mi spiego meglio: per poter avere informazioni io mi sono affidato a “Il sole 24 ore” che ritengo affidabile visto che confronta i dati in suo possesso utilizzando parametri rigorosi sul brevissimo periodo. Ma nel calderone Covid, gran parte delle informazioni è incompleta o inattendibile, non verificabile o ancora priva di parametro di riferimento se non addirittura falsa. Stante la situazione io mi appello al senso di responsabilità di amministratori e giornalisti: non sarebbe meglio comunicare notizie certe e comprovate ponendo poi l’accento su ciò che va bene piuttosto su ciò che va male terrorizzando continuamente i cittadini? Io non voglio e non posso credere che gli italiani, come i danesi o i tedeschi, abbiano responsabilità dolosa nella circolazione del virus. Vorrebbe dire convincersi che siamo tutti potenziali untori; vorrebbe dire che le narrazioni della Colonna Infame sono di genere umoristico. Molti poi, in questa confusa storia, fanno la differenza tra con e per...Io trovo la contrapposizione stucchevole: i morti sono morti, con o per, e meritano tutti rispetto e cordoglio. Infatti io, non sono mai stato d’accordo neanche nel distinguere i morti partigiani da quelli fascisti o tra le vittime fatte dagli inglesi rispetto a quelle fatte dai tedeschi. A livello etico, filosofico, morale tutti i morti sono uguali. Ma ora non stiamo parlando di etica o di filosofia o di morale, stiamo analizzando dati scientifici ed è proprio per questo che si dovrebbe fare una distinzione. Sono stato un malato oncologico e, se lo fossi ora e dovessi essere operato, mi piacerebbe sapere con certezza se l’emergenza è tale da giustificare il rinvio della mia operazione. I 722 morti di ieri in Italia sono tutti morti di Covid o magari qualcuno è morto perché ha avuto un infarto oppure un coma diabetico, un incidente in monopattino, un’infezione urinaria… I morti di cui parlano i giornali, sono solo quelli di Covid? Se così fosse: perché questa disparità? Forse che gli altri morti non meritano di essere citati e devono finire dimenticati in un limbo senza dignità?

  2. Detto questo, mi sono convinto che il Coronavirus non è la più grande sciagura dei tempi moderni e giungo a questa conclusione mediando tra le posizioni più allarmiste, sostenute da buona parte della stampa, da molti ricercatori, medici, studiosi; e quelle più ottimiste, sostenute da una parte dell’editoria (anche mainstream), da molti ricercatori, medici, studiosi. Il Covid-19 è un virus pericoloso che nel mondo ha scatenato una sindemia (la sovrapposizione di un’epidemia che si aggiunge a malattie croniche, o al diabete, all’obesità, o alle intossicazioni da inquinanti ambientali, o a patologie tumorali o infermità respiratorie croniche o cardiovascolari, in una stretta e nefasta correlazione) come ben ci spiegano diversi studi epidemiologici citati nell’ultimo editoriale da Richard Horton, direttore della prestigiosa rivista scientifica “The Lanchet “. Nel suo articolo Horton mostra anche, dati scientifici alla mano, come la mortalità da Covid-19 sia in stretta relazione con il livello socioeconomico dei pazienti e come abbia colpito più duramente proprio gli strati sociali più fragili. Conclude poi con la considerazione che, se non verranno rimosse le ostatività socio economiche, (tagli alla sanità, inquinamento ambientale...) le soluzioni biomedicali come farmaci e vaccini non serviranno e anzi in qualche modo, unite ai lockdown, aggraveranno le condizioni sanitarie dei più svantaggiati.
     
    ( Vi invito a leggere l’articolo del dott. Richard Horton https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)32000-6/fulltext. Per chi non avesse dimestichezza con l’inglese indico due esaustive sintesi: https://www.laluce.news/2020/10/21/per-il-lancet-non-si-tratta-di-pandemia-ma-di-sindemia-ma-cosa-significa/
     
    e https://www.lottadiclasse.info/blog/piu-che-una-pandemia-il-covid-19-puo-essere-considerato-una-sindemia).

  3. Le due parole abusate in questo strano 2020 sono Distopico e negazionista. Per la prima vi rimando a Eric Arthur Blair - Orwell, George nell'Enciclopedia Treccani – la seconda la vorrei analizzare brevemente qui di seguito. I negazionisti sono coloro che, polemicamente e in maniera del tutto arbitraria, propongono e accolgono una forma estrema di revisionismo storico in riferimento a fatti riconducibili al fascismo e al nazismo: l’esempio tipico è la negazione dell’esistenza dei campi di concentramento e della Shoah. Etichettare come “negazionisti” coloro che avanzano dei dubbi circa i provvedimenti presi per contenere i danni generati dal Coronavirus, non mi sembra serio né intellettualmente onesto visto che coloro che hanno manifestato in piazza in questi mesi sono ben consci che il virus ha causato migliaia di morti. Proprio per questo riconoscono autorevolezza ai medici che si pongono in modo critico verso alcuni provvedimenti governativi ritenuti poco efficaci dal punto di vista sanitario e addirittura deleteri dal punto di vista economico e sociale. Non negano quindi l’esistenza del virus, ma ne hanno una visione differente rispetto a quella proposta dai governi spesso più interessati a connotare politicamente il dissenso piuttosto che interpretarlo e interiorizzarlo.

  4. Ora; quando una parte consistente di coloro che si sentono moralmente e interiormente superiori a un’altra parte di loro simili appella questi ultimi con la connotazione particolarmente negativa di negazionista non riconoscendo in loro né sano scetticismo né volontà critica, motivata o meno; qualcosa di riconducibile al totalitarismo mi sovviene alla mente. Anche perché al solo sentir nominare la parola negazionista, scattano in maniera del tutto spontanea e immediata sberleffi, dileggio, scherno, varie gogne, accuse infamanti e maledizioni decisamente non apostoliche. Questo non fa altro che inasprire gli animi degli uni verso gli altri, aprire ancor di più ferite purulente, allontanare tutti un poco di più dalla comprensione della verità.

  5. Bref… è da tempo, almeno da aprile di quest’anno orribile che constato analogie tra il nostro tempo e un’epoca che ormai ci pare preistoria. Mi sembra sempre più attuale quel periodo della nostra storia recente in una propaganda volgare e spesso ributtante istigava il popolo all’odio attraverso programmi radio, stampa e filmati. Quella propaganda che si avvaleva della scienza autorevolmente rappresentata da accademici, scienziati, docenti del calibro di Lino Businco, docente di patologia generale all'Università di Roma, Lidio Cipriani, docente di antropologia dell’Università di Firenze, Arturo Donaggio, docente di neuropsichiatria all’Università di Bologna nonché presidente della Società Italiana di Psichiatria, Leone Franzi, docente di pediatria all’Università di Milano, Guido Landra, docente di antropologia all’Università di Roma, Nicola Pende, docente di endocrinologia all’Università di Roma nonchè direttore dell'Istituto di Patologia Speciale Medica, Marcello Ricci, docente di zoologia all’Università di Roma e Franco Savorgnan, docente di demografia nonché presidente dell'Istituto Centrale di Statistica sempre presso la Università di Roma, Sabato Visco, docente di fisiologia all’Università di Roma nonché direttore dell'Istituto Nazionale di Biologia presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Edoardo Zavattari, direttore dell'Istituto di Zoologia dell'Università di Roma, che sulle pagine de “Il Giornale d'Italia” il 14 luglio 1938 pubblicarono il Manifesto degli scienziati razzisti (già redatto nel settembre del 1935), anticipando di poche settimane la promulgazione della legislazione razziale fascista. Anche allora si iniziò con qualche accusa un po’ vile, ma non infamante; qualche sospetto, ma non comprovato; qualche censura, ma non troppo limitante; qualche piccola deroga alle libertà personali fino ad arrivare alla deportazione di migliaia di ebrei e “uomini abbietti” verso un genocidio pianificato, con l’avallo mediatico e popolare, da Joseph Goebbels - Il manifesto della razza, ecco il testo per non dimenticare 80 anni dopo - Società & Diritti – ANSA.it -. Nel sottoscrivere il Manifesto della Razza, i "dieci" di cui sopra si resero colpevoli delle deportazioni senza ritorno nei lager nazisti di ottomila cittadini italiani, tra cui settecento bambini – https://youtu.be/h_EDV_7s7Dc-. Nessuno di loro pagò mai alcun prezzo, anzi furono reintegrati nei loro privilegi, proseguendo le loro carriere. Nessuno di loro venne rimosso dalle cattedre universitarie di cui erano titolari (tolte invece in molti casi agli ebrei esiliati: come Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo, Emilio Segrè), al contrario le mantennero fino all'ultimo per essere poi celebrati per i loro meriti (del tutto incomprensibili) anche nella toponomastica urbana e scolastica. E come quei dieci, anche tanti intellettuali dell’epoca cercarono di sostenere con sforzi tanto eroici quanto patetici l’originalità del razzismo italiano fortemente voluta dal regime mussoliniano. Il Manifesto degli scienziati razzisti: così si lavorava per costruire l’odio - La Stampa

  6. Stiamo vivendo in un contesto sociale fragile e molto particolare che non accetta di fatto né la morte, né la senilità, né il fallimento, né tantomeno la responsabilità. In Italia si muore anche a causa di malattie. Anzi si muore soprattutto a causa di malattie. Se un virus circola, chi si ammala non può essere ritenuto colpevole. Semmai si dovrebbero ritenere responsabili tutti coloro che per risparmiare, hanno ridotto la sanità pubblica ad uno strofinaccio sciupato in grado di fronteggiare a malapena l’ordinarietà. Per mesi abbiamo separato i fidanzati, abbiamo zittito le proteste, imbavagliato bambini, diviso famiglie, impedito giochi e gesti di affetto, vituperato coloro che cercavano soltanto una presenza, un contatto umano. Regole di questo genere non fanno altro che esasperare gli animi già fortemente provati da paure e sfiancati dall’impossibilità di provvedere ai propri bisogni primari a causa di serrate scientemente programmate da una classe politica pressappochista. Per mesi mezzi di informazione asserviti alla politica (di destra o sinistra poco importa) hanno diffuso il terrore ignorando spesso le evidenze scientifiche pur di fare notizia, di conservare prestigio e magari di limitare la libera circolazione delle idee per non dover sostenere confronti. Tutto ciò è deleterio per un popolo già fortemente provato da lutti e perdite di ogni genere.
     
    Coronavirus: la mascherina serve davvero? La verità (money.it)

  7. Ultimo pensiero: In Germania è in fase avanzata l’iter di approvazione di una legge dal titolo “Terzo atto per la protezione della popolazione” in caso di situazione epidemica di portata nazionale. Il Ministro federale della sanità, Jens Spahn, l’ha difesa come uno strumento imprescindibile per la salvaguardia della salute e come misura non emendabile dicendo: “è necessaria una medicina amara sotto forma di restrizioni alle libertà civili”. In effetti, se venisse approvata definitivamente, questa legge conferirebbe al governo tedesco, in nome del virus pieni poteri, compresi quelli di limitare i diritti fondamentali: dalle libertà personali, di riunione, di circolazione, di parola, all’inviolabilità del domicilio, alla limitazione del funzionamento degli istituti culturali, al divieto o la limitazione di eventi culturali, ricreativi, sportivi.
     
    Rabbrividisco se penso che, all’indomani dell’incendio del Reichstag, Hitler si fece conferire pieni poteri con una legge dal nome sinistramente simile alla norma sopracitata: “Atto per la protezione del popolo e del Reich”. I nostri nonni si ricordano certamente cosa questo abbia voluto dire nel 1933. In Italia però siamo più sofisticati e i nostri amministratori hanno emanato DPCM come se piovesse riuscendo con una giravolta acrobatica in doppio carpiato, a farci accettare supinamente un cambio di paradigma: non è più concesso tutto ciò che è espressamente vietato dalla legge, ma è vietato tutto ciò che la legge non consente espressamente -La “protezione” del popolo tedesco – Retrospettiva dal 2020 al 1933 – Francesco Carraro | Official Page -. Trasecolo quando sento dire da più parti che la salute è prima e sopra ogni altro valore sia esso spirituale, morale, personale, etico. E certo, quando c’è la saluto c’è tutto e tutto è sacrificabile sull’altare della difesa della salute. Costoro sarebbero disposti, come i volenterosi carnefici di Hitler, a sacrificare ogni cosa per la salute, finanche la socialità o la propria umanità se si dovesse presentare una recrudescenza di questo virus o un altro agente patogeno prontamente e dottamente riconosciuto da qualche comitato scientifico. Il “Terzo atto per la protezione della popolazione tedesca” e i DPCM italiani nei fatti, lasciano circolare libero il virus e nel contempo opprimono, e soffocano il popolo. Chissà per quanto tempo ancora!

Queste alcune considerazioni maturate in settimane di lockdown in cui ho avuto il tempo di leggere di tutto, in cui mi sono fatto un’idea precisa di questo difficile periodo dominato dalla paura e da una contrapposizione tra le persone che di sano non ha proprio nulla. Sebbene coloro che credono che il virus sia la peggior iattura di sempre e coloro che credono che semplicemente le malattie esistono siano in violenta contrapposizione, tutti convergono su una visione comune che si focalizza solo e unicamente sul Coronavirus, sui problemi da lui causati, sui morti, sulle mascherine, sui tamponi, sugli isolamenti, sui ricoveri...

Io ho deciso invece di spostare un poco lo sguardo e di guardare nella direzione di coloro che, urlano e strepitano contro il pericolo di un ritorno dei foschi fantasmi del secolo scorso e allo stesso tempo, nascostamente e ingannevolmente, si adoperano con gran foga per farli tornare.

Credetemi: ciò che scorgo… non mi piace anzi, un poco mi spaventa!


 

Per individuare attinenze tra il nostro tempo e il passato vi rimando ad un interessante studio locale, specchio di un più grande orizzonte italiano e mondiale.

Lepidemia-di-spagnola.pdf (storiedialghero.it)


 


 


 

 

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